sabato 21 dicembre 2013

Safari alpino. Viaggi in terre vicine e in terre lontane - Sondrio 21.12.2013

Sabato 21 dicembre 2013 - sala Besta - Banca Popolare di Sondrio - Sondrio

Beno e Nicola Giana presentano ai ragazzi dell'istituto Pio XII racconti di avventure ed esplorazioni in terre vicine e in terre lontane.

Dal pizzo Roseg alle terre colorate dell'Argentina.

martedì 10 dicembre 2013

Corso di Photoshop - sessione di gennaio/febbraio 2014




sede: biblioteca di Albosaggia,  Via Coltra, 44 - Albosaggia (SO), tel. 0342211378
orari: dalle 20:30 alle 22:30 - 6 lezioni teoriche con esercitazioni al computer

date sessione gennaio/febbraio:  mar 28-01, gio 30-01, mar 04-02, gio 06-02, mar 11-02, gio 13-02
costo:  150 €


Attrezzatura necessaria:
computer con installato Photoshop (CS5 o superiori - consigliato CC)

Conoscenze di base:
sapere scattare foto (anche brutte) con la propria fotocamera.
saper lanciare Photoshop e averlo utilizzato, anche con scarsi risultati, almeno qualche volta. In caso contrario, questi 4 giorni, avete il tempo di provarci!

Materiale didattico:
createvi una cartella sul desktop chiamata "corso photoshop". All'inizio di ogni lezione farò girare una chiavetta usb contenente i file su cui lavoreremo e li inserirete lì dentro.
Sto valutando di preparare anche delle dispense cartacee dove riassumere le nozioni teoriche fornite.

Programma e finalità del corso:
Photoshop (giunto attualmente alla versione 14 - CC) è uno, o meglio, è il programma più venduto, conosciuto e piratato per l’elaborazione fotografica. 
Elaborare non è sinonimo di fotomontaggio, ma indica anche schiarire o scure, saturare o desaturare i colori, ritagliare, ingrandire o rimpiccolire, correggere le dominanti cromatiche, ripulire da oggetti indesiderati, aggiungere effetti pittorici, ripulire da rumore, correggere aberrazioni e distorsioni...
Inoltre dobbiamo considerare che colori, saturazione, dominante, luminosità, contrasto (...) sono parametri relativi al supporto su cui si visualizza o da cui si acquisisce l'immagine, per cui avere un'infarinatura teorica del funzionamento dei principali supporti (schermo, CCD, scanner, stampa in quadricromia e in esacromia) e degli spazi colore è fondamentale per capire in che modo dovremo convertire i nostri file per trasportarli da un supporto all'altro senza vederli stravolti. Del resto a chi non è capitato di arrabbiarsi per una stampa che non corrisponde a quanto vedeva a schermo?
Riflettete sul fatto che le macchine non sbagliano mai, se caso siamo noi che non le sappiamo programmare, in genere perchè non conosciamo il loro linguaggio.

C'è chi dice che: " Photoshop è un programma professionale che consente di intervenire su tutti i parametri che costituiscono un immagine digitale. L’interfaccia utente del programma è però abbastanza ermetica e non si lascia scoprire facilmente. Si rischia di aprire un immagine e di richiuderla dopo alcune ore presi dalla  disperazione senza essere riusciti a farci niente; neanche un baffo."

Photoshop è la camera oscura moderna. Sapere elaborare i file è importante quanto sapere scattare la fotografia!
Rispetto ad altri programmi diffusi tra i fotografi come, ad esempio, Lightroom, Photoshop permette di tarare le foto non solo per la visione a schermo, ma anche per la stampa in offset. Permette inoltre maggiore precisione sui settaggi locali, di lavorare sui livelli, con le maschere, con oggetti vettoriali, di fare selezioni e aggiustamenti al 100% controllabili. Di contro è molto meno immediato e, solo per chi non lo conosce, molto più laborioso (guardate le 2 foto allegate: sistemare le luci dell'originale mi ha richiesto meno di 30 secondi!). Ma è un po' la differenza tra suonare una pianolina Bontempi ed un pianoforte a coda!
Detto ciò, si consideri che, per gradi, si riescono ad assimilare  nozioni via via più complesse che consentono di apportare modifiche sempre più raffinate alle immagini.
Un corso completo di Photoshop richiederebbe almeno un anno a ciclo continuo, ma dopo 5 lezioni sarete già in possesso dei trucchi base per regolare luce e colori, ritagliare e correggere - nonchè automatizzare alcune operazioni, come ridimensionare o aggiungere in batch la vostra firma sulle immagini per una pubblicazione sul web. Per fare ciò partiremo da immagini con problemi e vedremo di analizzarli e varie procedure per correggerli.
Inizieremo, dopo aver correttamente settato photoshop per un funzionamento ottimale, dalle cose essenziali e da quelle che ci risulteranno più utili. Una volta presa dimestichezza con il programma ci potremo dedicare alle cose più difficili. Poi, per ulteriori approfondimenti, ci potremo accordare per un eventuale corso futuro di livello superiore.
Un consiglio disinteressato, che vi ribadirò anche nella prima lezione:  gestire un’immagine digitale non è più veloce che stampare una foto in bianco e nero nel modo tradizionale - "lavorare al computer porta via tempo e la precisione non va mai d’accordo con la sveltezza."

Non lasciamoci illudere dal fatto che con la digitale si possono scattare quante foto si vogliono a costo zero: per non collezionare immondizia, ma fare i fotografi, dobbiamo operare con cognizione di causa.
Non si deve premere il bottone di scatto a caso e in continuazione: vanno fatte poche fotografie e quando le si realizza si deve già avere la sicurezza del risultato finale. E questo non è quello che mostra il display della macchina, ma bensì quello che si otterrà dopo il post-processing a computer in cui si possono recuperare tutti i difetti intrinsechi del processo di acquisizione, tra i quali il principale è la scarsa dinamica del sensore, molto inferiore a quella dell'occhio umano.

Ordine, pazienza e dedizione: questi sono i segreti del buon fotografo. L'unione di questi termini definisce il concetto di disciplina.

Ordine: nel salvare i file, gestire l'archivio, conservare e pulire gli strumenti di lavoro, nell'installare i programmi, nell'eseguire le procedure a computer, nel pianificare le cose.

Pazienza: nell'aspettare il momento giusto per scattare una fotografia, nello scegliere di non acquisire materiale quando non è opportuno, nell'orgoglio di non aggiungere al proprio archivio immagini che non hanno valore, nel dedicarsi ad imparare le tecniche per sfuttare al meglio l'attrezzatura a propria disposizione: è inutile cambiare la fotocamera quando già non si riescono a sfruttare le potenzialità di quella che si ha. Inoltre si deve acquisire capacità di autocritica dei propri lavori che, prima di essere mostrati agli amici, vanno ben analizzati.

Dedizione: la teoria può essere letta o ascoltata in poco tempo, ma per farla propria occorre la pratica. E con ciò non intendo scattare mille foto di prova, anzi, magari sapere tornare nello stesso posto senza mai premere il pulsante finchè non si hanno le condizioni sperate, prediligere 10 foto sbagliate che 1000 di cui una, per puro caso, è venuta bene. 
Anche un buon risultato non deve essere un punto di arrivo, ma il passo intermedio verso qualcosa di ancora meglio.

Photoshop è solo uno strumento che, come il sensore della fotocamera, sarà utile solo a chi è in grado di sfruttarne le potenzialità.

Per iscriverti manda una email a concorsi@lemontagnedivertenti.com dove indichi il tuo nome e cognome e con oggetto "Corso di Photoshop gennaio 2014".

venerdì 29 novembre 2013

100 laghi di Valtellina e Valchiavenna



Presentazione del volume con gli autori Beno, Roberto Moiola e Roberto Ganassa:

  • Biblioteca di Albosaggia - via Coltra 44 (tel. 0342 211378) - venerdì 29 novembre ore 21
  • Morbegno - bar Stop Over - 11 dicembre 2013 ore 21
  • Chiesa in Valmalenco - Teca - domenica 29 dicembre ore 21

sabato 23 novembre 2013

Incontro con l'autore: presentazione del libro "100 laghi di Valtellina e Valchiavenna" - Albosaggia 29.11.2013

Beno, direttore della rivista trimestrale Le Montagne Divertenti, e i fotografi dell'agenzia ClickAlps Roberto Ganassa e Roberto Moiola presentano il volume "100 laghi di Valtellina e Valchiavenna", in cui portano a conoscere i più bei laghi della nostra provincia.

Biblioteca di Albosaggia - via Coltra 44 (tel. 0342 211378) - venerdì 29 novembre ore 21

In questa occasione verranno premiati i ragazzi meritevoli di Albosaggia che si sono distinti in ambito scolastico nell'anno accademico 2012-2013



Quanti laghi alpini ci sono nella provincia di Sondrio? Davvero tanti: in anni di passeggiate ne abbiamo contati e immortalati più di 200, tra naturali e artificiali, e il loro numero è destinato a crescere col ritiro dei ghiacciai. Come si usa con gli astri, alcuni li abbiamo raggruppati in costellazioni e di queste ve ne presentiamo 100, con la consapevolezza di avere compiuto alcune ingiustizie che ci perseguiteranno negli anni a venire. Questo lavoro non è un censimento sistematico, ma vuole condividere attraverso le nostre migliori foto l'emozione di una visita ai laghetti e la passione per questo tipo di escursioni. I testi, anch'essi sintetici, sono la cornice del quadro e contengono le informazioni essenziali sui tracciati, oltre a curiosità e storie legate ai luoghi visitati. Abbiamo scelto laghi eterogenei, sia per collocazione geografica che altimetrica, sia per lunghezza e difficoltà d'accesso che per frequentazione, così che chiunque possa trovare la sua meta congeniale o addirittura la voglia di estendere i propri orizzonti. Fotografare un lago richiede un lungo corteggiamento e buona tecnica, ma anche molta fortuna nel trovare le condizioni giuste: queste sono le ragioni per cui ci sono voluti ben 8 anni ed altrettanti fotografi per collezionare il materiale necessario a questo volume. Ci sono molte avventure dietro a queste pagine, fatte di cadute in acqua nel cercare una particolare inquadratura, di freddo pungente alle prime ore del mattino, di ciaspole che affondano nella neve fresca per arrivare in tempo per l'alba, di acqua e di vento, di caldo e di afa, ben felici di aver passato molte giornate in compagnia della montagna, lontani dalla frenesia del vivere moderno.
Testi: Beno e Giorgio OrsucciFoto: Roberto Moiola, Roberto Ganassa, Giacomo Meneghello, Beno e Giorgio Orsucci

Beno (testi e foto)
Dal 1979 vivo a Montagna in Valtellina. Proprio sulla conoscenza e sulla tutela della montagna ho fondato tutte le mie attività: alpinista, corridore, scrittore, fotografo, divulgatore ed editore di libri e pubblicazioni sul territorio alpino valtellinese e sulla sua cultura fra cui, sopra tutti, la rivista trimestrale Le Montagne Divertenti, nata nel 2007. La mia fotografia va di pari passo con il mio modo d’andare in montagna, senza badare alla lunghezza degli avvicinamenti o all’isolamento dei luoghi, e si distingue per scatti in ambienti severi: dalle vette delle montagne, alle creste o alle pareti anche nelle condizioni meteo più strane.
Roberto Ganassa (foto)
Sono nato a Roma nel 1973, ma vivo in Valtellina dall’età di 10 anni. Sono fotografo freelance e insegnante di tecnica fotografica. Il mio mese di nascita, gennaio, è il mio preferito perchè la candida coltre bianca mi permette di salire con gli sci d’alpinismo sulle vette della Valtellina e della vicina Engadina. Vado in montagna all’alba, al tramonto o addirittura di notte, per catturare le luci più particolari. Inoltre amo i colori d’autunno come anche i laghetti alpini d’estate o le fioriture primaverili. Tra le peculiarità delle mie mostre fotografiche ci sono le tele realizzate assieme alla pittrice Silvia Salice nell’ambito di un progetto innovativo di contaminazione fra pittura e fotografia. 

Roberto Moiola (foto)
Nato nel 1978 a Morbegno, dal 2000 sono fotografo freelance e collaboro con le principali riviste di montagna (italiane ed estere), fra cui Le Montagne Divertenti di cui sono co-fondatore e responsabile della fotografia. Ho ideato e coordino l’agenzia ClickAlps; sono insegnante di tecnica fotografica, redattore di articoli escursionistici e divulgatore. Sono specializzato in fotografia aerea e immagini notturne negli angoli più sperduti delle Alpi, mentre dai miei viaggi in Europa, Nord e Sud America, Caraibi, Africa e Asia, fatti sempre con spirito e mezzi d’avventura, nascono altri scatti animati da grande passione per la natura e curiosità verso le popolazioni locali. Nel 2013 una sua immagine di lago alpino è stata scelta dalla Apple per promuovere i nuovi display Retina, un riconoscimento tra i più prestigiosi.

venerdì 22 novembre 2013

Valtellina: nel paradiso dello scialpinismo - Lecco 22.11.2013


Esistono le classiche gite con gli sci in Valtellina. Conosciutissime e affollate. 
Esistono anche gruppi montuosi della Valtellina che d’inverno sono isolati, senza punti d’appoggio, senza campo per il telefonino, faticosi e senza tracce battute, ma - specialmente - troppo belli per chi si accontenta di andare tutte le volte sui soliti itinerari trafficati. 
Capitàno di una zattera in mezzo al mare, solo a pochi chilometri da casa, Beno ha scalato e sciato luoghi eccezionali sulla scorta dei racconti di pionieri di un’altra epoca che, come lui, non necessitavano né di tecnica, né di attrezzatura, ma solo dell’immensa passione per le montagne. 

Dalla cima del Cavalcorto, al pizzo Ligoncio, alla punta Moraschini in Valmasino, alle vette dimenticate della val Fontana, ai canali nascosti sulle Alpi Orobie: un condensato di spunti e idee fresche per lo scialpinista che vuole pregustarsi una stagione ricca di soddisfazioni.

FOTO DELLA SERATA
Molta gente in sala Ticozzi a Lecco per seguire la conferenza sullo scialpinismo in Valtellina (foto Nicola Giana).





giovedì 14 novembre 2013

DA SONDRIO A CASTIONE TRA I VIGNETI DELLA SASSELLA E DEI GRIGIONI

Vigneti in località Ganda.

Un itinerario alle porte di Sondrio, all’apparenza banale e forse scontato, ma non è proprio così. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla semplicità del percorso il quale, a un attento osservatore, esso rivela numerosi aspetti interessanti e non sempre di immediata comprensione. Tra questi, oltre agli evidenti contenuti storici, culturali e paesaggistici, evidenziamo in particolare quelli geologici e archeologici. Infine, ma non meno importanti, ricordiamo gli aspetti enogastronomici che numerosi si profilano lungo l’intero percorso.
Facile, adatto a tutti e a tutte le età, pensionati, casalinghe/i e studenti, dalle medie in poi sino all’università della terza età; percorribile in ogni stagione e con qualsiasi tempo atmosferico, si svolge interamente sui terrazzi del versante retico, perciò si sconsiglia nel pieno periodo estivo.


Partenza: Istituto Pio XII, Via Carducci, Sondrio (290 m slm).
Itinerario sintetico: Sondrio (via Carducci) – Sassella – Triasso – La Ganda – Castione centro.
Tempo di percorrenza: ore 4 per la sola escursione. Ritorno a Sondrio con bus di linea.
Dislivello complessivo in salita330 m.

Dettagli- Guide e carte; Gogna A., Miotti G. Guida Turistica della Provincia di Sondrio”, B.P.S. II edizione 2000 - U. Sansoni, S. Gavaldo, C. Gastaldi “Simboli sulla Roccia” Edizioni del Centro, 1999, Capo di Ponte (BS) – F. Monteforte “L’immagine della Sassella” in Notiziario BPS, n. 105, dicembre 2007 - Kompass n. 93 “Bernina – Sondrio” 1:50.000.  

Si parte direttamente dal centro di Sondrio, sia per evitare l’uso dei mezzi motorizzati, sia per ammirare le bellezze e vivere emozioni che taluni luoghi ancora suscitano nelle persone particolarmente sensibili. Passando per le vie del centro storico si attraversano le tre piazze principali, poi lungo l’antica via Valeriana prima, successivamente attraverso i terrazzamenti e le nude rocce della Sassella e dei Grigioni, nuove e intense suggestioni si profilano guardando all’orizzonte e sul fondovalle, purtroppo quest’ultimo pesantemente alterato dall’edificazione dissennata di capannoni. Non sono ovviamente questi ultimi che vogliamo acclamare, bensì quegli angoli dimenticati dagli interventi speculativi, in grado di farci sognare una vita sana, dai ritmi lenti e soprattutto più rispettosa dell’ambiente dal quale dipendiamo, fortunatamente, non solo per ricavarne denaro. La speranza è di ritrovare qui le nostre radici, quelle dell’albero che ostinatamente, noi sostenitori della rivista Le Montagne Divertenti, ma non solo, ci ostiniamo a “bagnare” nel tentativo di far sopravvivere, in altre parole la nostra cultura e la nostra identità di valtellinesi.

Itinerario
Suono della campanella alla scuola Pio XII (m 300 ca.); i ragazzi sono pronti, gli ultimi accordi col preside e ci incamminiamo verso N. Il meteo non promette bene e il cielo non lascia alcuna speranza. Fiduciosi nella sorte (acqua dalle 14), adottiamo il piano B che prevede il rientro col bus delle 13.30 da Castione. Imboccata via Piazzi, svoltiamo per piazza Campello. Tempo per due note sulla storia della piazza, sulla chiesa del Suffragio (demolita), palazzo Pretorio e poi giù per Corso Italia. Altra sosta in Piazza Garibaldi sulla quale prospettano importanti edifici ottocenteschi e il fantasma del teatro Pedretti. Ma il nostro sguardo punta alto verso Triangia e l’imponente convento di S. Lorenzo (sorto sulle fondamenta dell’antico castello di S. Giorgio) e la forra del Mallero.
Imboccata via Dante continuiamo diritti sino a Piazza Cavour (già Piazza Vecchia), in passato molto animata, sede del mercato cittadino e delle più importanti fiere. Attraversiamo il torrente Mallero e uno stop s’impone per rimirare il castel Masegra, i possenti argini realizzati solo dopo l’alluvione del 1834, il ponte levatoio a ricordo del disastro del 1987. Imbocchiamo via Romegialli, un tempo spina dorsale dell’antica contrada Cantone, ricca di edifici storici. In piazzetta Carbonera, entriamo al civico n. 4 del Palazzo omonimo (XVI sec.) per osservare l’interessante portico con volte a vela sormontato da logge ad archi e colonne dei due piani superiori. Prendiamo via De Simoni, quindi a dx (200 m) via E. Bassi al cui inizio s’impone la Cappella dell’Annunziata o Madonna della Rocca (1713), la prima di una serie di 15 dedicate ai Misteri del Rosario e che sarebbero dovute sorgere lungo la via Valeriana costituendo il “Sacro Monte della Sassella”, al quale i fratelli Francesco Saverio e Giovan Battista Sertoli dedicarono le loro energie all’inizio del ‘700. Dal rione di Cantone sino alla chiesa della Madonna della Sassella si sarebbe snodata la Via Matris della Vergine del Rosario, partecipe dei misteri dolorosi, gaudiosi e gloriosi di Cristo e della salvezza.. Ne vennero realizzate sei delle quali ne rimangono solo quattro.
Oltrepassiamo Largo Stella per continuare su via F. S. Quadrio sin dove attraversa la provinciale per la Valmalenco, quindi ci immettiamo su via Valeriana. Nei pressi di un’azienda vitivinicola, mentre guardiamo gli arditi terrazzamenti e la teleferica di servizio, un’anziana signora si avvicina e ci racconta di quando ancora molto giovane arrancava su quelle scalette per lavorare i vigneti. Dai suoi occhi traspare il piacere nel vedere tanti ragazzi unito a un pizzico di nostalgia dei bei tempi di gioventù. All’incrocio con via D. Lucchinetti, facciamo notare, sparsi tra gli ultimi prati, i resti del vecchio tiro a segno, muti fantasmi del periodo fascista (seconda metà degli anni ’30).
Dietro lo stadio, addossata a un rustico, incontriamo la seconda cappella, che priva di alcun dipinto, passa quasi inosservata.
All’inizio della salita per Triasso, la terza cappella pare contribuire al faticoso sostegno dei terrazzi soprastanti. Anch’essa di forma ottagonale, l’interno è vuoto. Al tornante, abbandoniamo l’asfalto e imbocchiamo l’antica via che tra i vigneti porta al santuario della Sassella. Saliamo gradatamente tra rocce lisciate e montonate dall’azione erosiva dei ghiacciai sui quali sapientemente i nostri antenati hanno costruito i muri dei terrazzi messi a vigna. L’Adda scorre sotto di noi, tra gli alti pioppi ai piedi del conoide di Albosaggia, ultimi resti dell’antica boschina. In una valletta poco prima del santuario incontriamo la quarta e ultima cappella, detta degli Apostoli (1713-14; forse disegnata da Pietro Ligari) e dedicata alla Pentecoste; le dodici statue lignee di G. B. Zotti, rappresentanti la Vergine e gli Apostoli recanti sul capo la fiammella dello Spirito Santo, per ragioni di sicurezza sono stati trasferiti al civico museo di Sondrio. Beno rallenta con un gruppetto per spiegare alcune regole della ripresa fotografica.
La chiesa della Madonna della Sassella (m 299), è chiusa, non possiamo ammirare gli affreschi di Andrea De Passeris (originario di Como, importante per i numerosi interventi in valle) che arricchiscono l’interno. Ci accontentiamo del bel panorama e della Torre della Sassella, parte di un progetto incompiuto del 1720 che prevedeva la sistemazione della piazza e la realizzazione di diversi fabbricati a uso deposito per le merci durante le fiere e i mercati. La piazza è stata dotata recentemente di pavimentazione idonea per accogliere i SUV che qui si radunano per le fiere dell’ostentazione.
Riprendiamo il cammino che inerpicandosi tra le case ci porta nei soprastanti vigneti. Una recentissima strada in cemento, come uno sfregio in viso deturpa la bellezza di questo luogo. Ma l’economia agricola reclama a gran voce interventi come questi a proprio sostegno!
Triasso, recuperiamo le forze presso la piazzola realizzata per chi frequenta la via dei terrazzamenti.
Poco avanti, l’odore intenso delle vinacce buttate come concime tra i filari di una vigna, offre motivo per parlare di vinificazione e torchiatura, già ricordi di gioventù per i meno giovani.
Terrazzi a picco sul fondovalle tra enormi massi e rocce affioranti, fazzoletti di terra risicati e sorretti da possenti muri a secco, panorama a 360 gradi sulle Orobie, dal Legnone sino al gruppo del Baitone, sono ottimi spunti per stimolare approfondimenti sulla bellezza del creato, sui concetti bello/brutto di talune opere dell’uomo.
Una breve deviazione ci conduce in località La Ganda (m 519) dove sulle rocce ai piedi di un rustico ammiriamo le incisioni rupestri considerate di maggior pregio storico ed estetico del circondario di Sondrio (oltre 80 figure tra antropomorfi, segni circolari e sistemi complessi di coppelle, attribuibili all’età del Bronzo medio-tarda). Un pannello nelle vicinanze ci aiuta alla lettura delle raffigurazioni.
Spuntino nei pressi della fontana dove è stata predisposta un’area picnic per i frequentatori della strada dei terrazzamenti. Attraversiamo un castagneto da frutto, altra sosta per parlare di questa coltura andata persa, della sua importanza nel recente passato, dei risvolti sociali ed economici che il suo abbandono ha comportato. Un campo appena arato, occasione per un altre considerazioni. Cerchiamo di interpretare presente e passato, così scopriamo che è un’altra vigna che se n’è andata, e con lei la sua storia. In lontananza si profilano l’abitato di Castione e le sue chiese. Il terrazzo panoramico in aggetto, con affacci orientati e pannello esplicativo, offre nuovi spunti per interpretare il territorio, le sue forme e il costruito. Non sfugge l’impianto del nuovo vigneto sottostante a giropoggio. Raggiungiamo il nucleo del paese e imbocchiamo la vecchia via acciottolata che, preceduta dalla fontana pubblica, scende ai luoghi di culto. Camminiamo cauti tra i vecchi edifici prospicienti stretti corti e collegati tra loro da trune e ballatoi. Visitiamo una vecchia cucina con focolare al centro del locale, senza camino, pochi arredi, ambiente tipico della famiglia contadina.
Giunti all’ossario prendiamo la duplice scala che ci immette nel piccolo sagrato della chiesa parrocchiale dedicata a S. Martino, in posizione dominante al centro del paese.
Sono quasi le 13 quando consumiamo il pranzo al sacco sotto le arcate del portico del settecentesco Oratorio dei Confratelli.
Alle 13.30 arriva giusto in tempo il bus di linea mentre si avvia velocemente la pioggia annunciata dalle previsioni meteo.
Sin qui tutto bene, non ci resta che darci appuntamento per la primavera prossima, stesso luogo, per concludere l’itinerario con la visita al mulino della Rosina a Vendolo e le Piramidi di Postalesio.


Una delle cappelle che avrebbe dovuto costituire il sacro monte della Sassella.
Rocce montonate alla Sassella. 
Il santuario della Sassella.

A Ganda.
Ganda. Nei pressi delle incisioni rupestri. 
Nei castagneti di Castione.
Il centro di Castione.
Il centro di Castione.
Spiegazioni sulle vecchie architetture valtellinesi.


martedì 5 novembre 2013

Coi ragazzi della I media del Pio XII al Castello di Mancapane - Sondrio 5.11.2013

Un semplice itinerario ad anello tra i terrazzamenti vitati e lungo i sentieri che collegano il fondovalle con il centro di Montagna in Valtellina e le sue frazioni alte. Una visita ad antiche strutture rurali: castelli, centri abitati, un mulino. Un percorso ideale per conoscere la coltivazione della vite e dei cereali, di questi ultimi principalmente segale e grano saraceno, come era praticata un tempo in queste contrade, dalla semina al raccolto, per concludere con la preparazione del pane, cotto nel forno a legna. Un tipo di agricoltura scomparsa, della quale possiamo venire a conoscenza tramite le testimonianze dirette degli ultimi contadini, ma anche con l’osservazione e tanta immaginazione.
Al castello di Mancapane, partendo e tornando a piedi a scuola per scoprire con Beno e Nicola Giana un itinerario appena fuori dalla porta di casa.

Pensiamo che portare i ragazzi lungo un percorso a ritroso nel tempo possa dar loro la possibilità di capire, almeno in parte, come si svolgeva la vita agricola e sociale in Valtellina e come fosse legata al lavoro nei campi.
Conoscere le proprie tradizioni offre ai ragazzi la possibilità di identificarsi in una comunità: di sapere chi sono, da dove vengono. Conoscere in modo più approfondito il proprio territorio forse consentirà loro di imparare ad apprezzarlo.
L’escursione proposta, oltre ad avere un aspetto prettamente didattico, ha il merito di svolgersi in un ambiente naturale emozionante, a tratti avventuroso e mai pericoloso: si seguono sentieri tra i terrazzamenti coltivati a vite, si visitano antichi nuclei rurali, un mulino e un forno, si attraversano vallate selvagge e si raggiungono ben due castelli situati in posizione panoramica.

L’intento è quello di stimolare i ragazzi a una frequentazione intelligente e consapevole del territorio attraverso la sua osservazione e valorizzazione.